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Trento, sabato 6 dicembre 2014 Siamo al centro dell'attenzione politica e sempre sotto attacco; lo siamo perché abbiamo possibilità che altri non hanno, o anche perché chi le ha, a differenza di noi, le ha usate in maniera molto discutibile. Tuttavia, per valorizzare la nostra autonomia e preservarla da continui attacchi demagogici, inopportuni e privi di alcun fondamento logico, dobbiamo essere noi i primi a farci promotori di iniziative e percorsi innovativi. Lo facciamo, certamente! Ma non abbastanza e, forse, tra di noi, possiamo anche dirci sinceramente che non lo facciamo sempre al meglio! Abbiamo eccellenze nel campo della ricerca scientifica, ma spesso ci perdiamo su come valorizzare i contenitori e i coloro che devono guidare queste istituzioni, anziché ragionare sui contenuti e sui ritorni economici e di sviluppo che tali eccellenze potrebbero dare o, magari danno già. In tutti i nostri programmi politici proponiamo una visione ecosostenibile del Trentino, proiettata verso il recupero del patrimonio edilizio esistente, ma poi nei fatti andiamo a cercare percorsi di sfruttamento del territorio che prevedono ulteriori costruzioni di resort di lusso, in project financing, ma sempre invasivi; siamo qui a discutere di turismo sostenibile e speriamo che le condizioni meteo ci dicano che domani la temperatura si abbassi per poter innevare le nostre piste! Parliamo di promuovere i nostri prodotti agricoli di elevatissimo apprezzamento internazionale e poi ci perdiamo nell'uso di pesticidi tradizionali che minano alla nostra credibilità di agricolture biologiche in via di sviluppo. Abbiamo una raccolta differenziata dei rifiuti che rappresenta un vanto nazionale per quantità e qualità e siamo qui a parlare di costruire impianti di combustibile solido secondario, da bruciare, che andranno quindi a gravare ulteriormente sullo stato del nostro ambiente, altamente delicato per i concetti legati alla bioagricoltura e alla biodiversità. Ecco, forse manchiamo di una programmazione lineare e coerente su questi temi, che tutti riconosciamo come importanti, ma che poi, nei fatti, passano in secondo piano e diventano quasi fastidiosi se riportati alla ribalta da chi, invece, ne fa motivo di serio impegno politico. Una conversione ecologica del Trentino, reale e fattiva, che non rimanga una sterile programmazione politica, si rende davvero necessaria. Si stima, a livello nazionale, che uno sviluppo sistemico nel solo campo delle energie rinnovabili, possa portare un incremento di oltre 150.000 posti di lavoro! Facciamo le debite proporzioni alla nostra realtà e proviamo a strutturare percorsi politici coerenti con ciò che, programmaticamente, ci diciamo da anni. Sappiamo benissimo che questi argomenti sono considerati secondari rispetto ai gravi problemi che stiamo vivendo in questo periodo: scarsità di lavoro, aziende in fortissima crisi, depressione economica che cresce anziché regredire, il tutto condito con una disaffezione dalla politica da parte della gente, un allontanamento da tutto ciò che riguarda la politica che non fa che peggiorare la situazione già di per se seria e grave. Ma la politica, quella vera che, con i “180 secondi per un’idea del Trentino”, vuole rappresentarsi nella sua veste migliore, con dibattiti franchi e sinceri, propositivi e anche critici, deve cercare risposte e proposte diverse. Non è più possibile trovare soluzioni con metodi che appartengono agli stessi sistemi che sono stati causa di questa crisi. Cambiare approccio per la ricerca delle soluzioni ai problemi non è solo necessario, ma doveroso. Non possiamo più pensare di risolvere i problemi della grave crisi che, per esempio, ha colpito il settore dell'edilizia, predisponendo piani di lottizzazioni ulteriori per costruire nuovamente; per esempio, possiamo prendere in considerazione, invece, la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, con la ricerca di sistemi integrati di risparmio energetico; qualcosa abbiamo avviato, ma non ancora in maniera profonda e radicale, ma solo per tamponare situazioni di stallo. Una conversione ecologica a tutto campo, coerente prevede iniziative coerenti: - progettualità a lungo termine: guardiamo avanti al futuro con occhi diversi, cominciando a fare formazione e informazione; formazione alle giovani leve, che non hanno una visione rosea del loro futuro; informazione alle aziende, molto spesso ancora lontane da quel necessario aggiornamento tecnico e progettuale che permetterebbe loro di uscire dal pantano dell'attuale crisi; troppo spesso mi trovo a vedere aziende arroccate su sistemi di lavoro legati a dinamiche che non sono più sostenibili, perché non trovano più spazio nel mercato globale; - progettualità dinamica: sfruttare le eccellenze nel campo della ricerca che abbiamo sul territorio, per individuare percorsi innovativi nel campo della digitalizzazione, dell'energia, dell'agricoltura biologica, dell'edilizia sostenibile. Legare i centri di ricerca anche al mondo della scuola e non trattarli in maniera disgiunta. Infine, progettualità politica: benissimo trovarsi in queste occasioni, per parlare, per confrontarsi e criticarci; ma è nelle sedi dei partiti che dobbiamo far tornare la gente; dobbiamo riaprire la programmazione di educazione alla politica, coinvolgendo i giovani veramente; ma non possiamo farlo cercando tesseramenti eccellenti in vista delle prossime scadenze elettorali, non possiamo farlo con metodi che hanno la sola visione immediata di alzare le percentuali di consenso nel breve tempo. Necessario recuperare il senso vero della politica per il bene comune, se vogliamo far tornare a votare la gente, se vogliamo far tornare la gente a parlare di politica, a vivere la politica. Necessario che la politica trovi qualche via per “smitizzarsi”; non è possibile sentire parlare di tagli alla sanità, alla scuola, alla ricerca e poi apprendere che, chi fa politica percepisce redditi al di fuori di ogni ragionevole incarico di responsabilità. Torniamo con i piedi per terra, parliamo con la gente, ma soprattutto impariamo ad ascoltare le necessità e, soprattutto, anche le indicazioni che le parti sociali e tutti gli attori economico-culturali ci suggeriscono; solo così riusciremo a ripartire veramente. ”Follia è fare sempre le stesse cose, aspettandosi risultati diversi”; lo diceva un certo Albert Einstein e, forse, cambiare metodo ora è davvero indispensabile. Marco Ianes
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